TAFAZZI
In torpida notte, nel corso di una delle più
felici puntate mai realizzate di "Mai dire Gol", un uomo chiamato Tafazzi
si è prodotto in uno dei più esplosivi esordi della
storia della televisione, librandosi immediatamente
nell'olimpo della mitologia di massa. Difficile ricordare un debutto altrettanto
fulminante: già alla quarta, quinta bottigliata sui genitali
è apparso chiaro che Tafazzi nasceva immenso, e che
d'ora in avanti non potremo più fare a meno di lui.
Tafazzi è un personaggio
enigmatico: è un uomo piccolo e storto,
probabilmente riformato al servizio militare, e reso ancor più sgraziato
dalla calzamaglia nera che lo avvolge dalla
testa alle ginocchia, sulla quale si staglia
il lampo bianco di un sospensorio: un infelice,
si direbbe, se non fosse per il gesto che lo innalza,
e lo trasforma al contrario in un modello da imitare, un
autentico eroe del nostro tempo. Petto in
fuori, testa alta,
sorriso intrepido, entra in scena saltellando, canta inni da stadio:
il gesto consiste nel sistematico autopercuotimento, incessante
e pressoché forsennato, dell'apparato genitale mediante una
bottiglia di plastica proprio
lì dove si sente meglio, sulle palle.
Come un incursore di Greenpeace, dovunque Tafazzi irrompe
tutto viene interrotto, surclassato, sabotato dal tambureggiare
delle randellate che infligge ai suoi testicoli invulnerabili.
Un giustiziere, un semidio.
«Il personaggio di Tafazzi è nato
per caso», spiega Giacomo Poretti, «stavamo provando in teatro
con Giovanni Storti e Aldo Baglio, i due compagni con cui divido la scena
anche a "Mai dire gol", quando ho visto una bottiglia di plastica vuota.
È bastato un attimo. Un colpo al posto giusto e via: era nato Tafazzi».
Come se non bastasse, dopo due anni di tentativi,
le ricercatrici del
Cnr di Pavia scoprono i responsabili della sindrome di Barth e li
chiamano "tafazzine", in onore dell’unico più stoico di loro.
"Tafazzine" è infatti il nome che l’équipe
di Pavia ha dato al gruppo
di proteine prodotte dal gene della sindrome di Barth.
«Il nome deriva da Tafazzi », spiega
una delle dottoresse, «uno dei protagonisti della trasmissione televisiva
"Mai dire gol". Quello che
si dà le bottigliate sui cosiddetti. Il masochista, insomma».
E che c’entra con le proteine del gene?
«Anche noi, nella nostra ricerca, siamo
state masochiste.
Quel gene non voleva saltar fuori, è stata veramente dura».
Sensazionale!!
Scaricate lo screensaver di Tafazzi!!
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